Cenni su Baranello

(Si ringrazia per i contenuti qui presentati, tratti dalla rivista Archeomolise, Luglio / Settembre 2012 – N°12 – Anno IV – a cura di Gabriella di Rocco)

Le origini di Baranello, secondo un’ipotesi oggi ampiamente condivisa, sarebbero legate al vicino Monte Vairano, che si trova nel territorio di appartenenza dei comuni di Baranello, Busso e Campobasso: il vecchio nome del paese “Vairanello” ne è la testimonianza. La menzione più antica del paese risale all’XI secolo, ma probabilmente un agglomerato di abitazioni, il primo nucleo dell’attuale comune, esisteva già prima dell’anno Mille. Si ritiene, infatti, che lo sviluppo urbano del centro abitato risalga al IX secolo, periodo nel quale, come attestano antichi documenti storici, il paese apparteneva alla contea di Bojano

La storia

A tale periodo si fa risalire anche l’origine di uno dei monumenti più significativi del centro storico baranellese, la Torre che, posizionata nel punto più alto con evidenti funzioni di difesa, divenne successivamente parte di un castello; intorno ad essa sono ancora riconoscibili parti dell’antica cinta muraria. Tra l’XI e gli inizi del XV secolo le notizie su Baranello sono frammentarie e scarsamente documentate. Documenti storici sul paese riprendono solo a partire dal 1423, anno in cui inizia, in successione, il dominio su Baranello di famiglie nobili: tra le più prestigiose, i Gaetani, i Capece-Galeota, i Sanfelice, i D’Avalos, i De Gennaro e, ancora, i Barone, i D’Aquino, i Carafa-d’Aragona e, per finire, i Ruffo di Calabria, che ancora oggi conservano il titolo ducale. Ultimo titolare del feudo fu Vincenzo Ruffo, ancora Duca di Baranello quando, il 2 agosto del 1806, Giuseppe Bonaparte promulgò la storica legge contro i privilegi feudali, legge che trovò proprio in un baranellese, il Conte Giuseppe Zurlo, un convinto e deciso attuatore, nelle sue funzioni prima di Ministro della Giustizia e poi, tra il 1809 ed il 1815, di Ministro dell’Interno. 

Zurlo fu un riformatore illuminato che prese a cuore le sorti del popolo meridionale ed introdusse riforme importantissime, in questo impegno sostenuto da alcuni solerti collaboratori e, tra questi, e più di tutti, il fratello Biase Zurlo; al suo Molise regalò, in concorso con il Cuoco, l’autonomia amministrativa, distaccandolo dalla Capitanata, con la costituzione della Provincia di Molise. Non mancarono le sue attenzioni filiali per il paese natio; dopo il terribile terremoto del 1805, unitamente al fratello Biase, nel ricostruire il palazzo di famiglia egli sostenne anche la ricostruzione del centro abitato, in particolare la riedificazione dell’antica Chiesa parrocchiale, dedicata a San Michele Arcangelo, affidandone la ricostruzione a Berardino Musenga, protagonista della scena architettonica molisana nei primi due decenni dell’Ottocento, e quindi arricchendola con una splendida donazione di quadri che ancora oggi costituisce gran parte del notevole patrimonio culturale ed artistico di Baranello. 

D’altra parte, i luoghi di culto sono da considerare come i più antichi e sicuri custodi della storia e del patrimonio artistico e culturale dei popoli e, anche a Baranello, questa affermazione trova evidenti ragioni di riscontro. Così è per la Chiesa di Santa Maria ad Nives che, come quella parrocchiale, ha origini molto antiche. Situata in località Cappella, a circa cinque chilometri dal centro abitato, fu, con molta probabilità, un cenobio benedettino; da alcuni documenti conservati negli archivi parrocchiali si apprende che la Chiesa godette del titolo abbaziale sotto la giurisdizione ecclesiastica del Capitolo di Santa Sofia di Benevento. 

Ancora storia, cultura ed arte troviamo nella Chiesa della Beata Vergine del Rosario, comunemente detta di San Biase, che si erge nella centralissima Piazza Santa Maria. Nata come cappella gentilizia intorno al 1500, sui resti di una preesistente antica chiesetta risalente al 1200, è retta dalla Confraternita del Santissimo Rosario istituita ufficialmente il 2 dicembre del 1831 con decreto firmato dal re Ferdinando II. La Chiesa è costituita da una sola navata e presenta, sulle pareti laterali e sulla volta, pregevoli decorazioni barocche di stucco e pitture ad olio. La Chiesa ha subito, nel tempo, vari interventi di ristrutturazione, con modifiche ed ampliamenti; tra questi di grande rilievo l’ampliamento e la costruzione del campanile realizzati nel 1890 su progetto dell’architetto baranellese Giuseppe Barone, senza dubbio un personaggio a cui il popolo di Baranello deve infinita riconoscenza. 

Tutto a Baranello parla di Giuseppe Barone, dalla progettazione degli interventi architettonici sulla Chiesa del Santissimo Rosario, a quella della monumentale Fontana raffigurante la dea Cerere, al rifacimento in stile fiorentino della facciata dell’antico Palazzo del Comune, per finire al capolavoro della sua vita, la collezione di antichità, di materiali provenienti dalla necropoli di Cuma e da Pompei, vasi italioti, attici e corinzi, vasi peruviani, bronzi medievali, ceramiche provenienti da tutto il mondo, dipinti di scuola napoletana e fiamminga, e tanto altro ancora, frutto dell’opera meticolosa di un uomo e di un professionista accorto e fine cultore del bello, oggi divenuta, grazie alla sua nobile donazione alla comunità baranellese, avvenuta nel 1897, il Museo Civico “Giuseppe Barone”. Storia, arte e cultura evidentemente costituiscono il fulcro dello sviluppo della comunità baranellese, che negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso ha conosciuto anche esaltanti momenti di sviluppo economico e sociale, quando ad un’economia prevalentemente agricola si è affiancata un’economia, potremmo quasi dire, industriale, se è vero come è vero che a Baranello in quegli anni operavano contemporaneamente due fornaci di laterizi, una fabbrica di travi in cemento, una segheria e fabbrica artigianale di mobili

ed alcuni caseifici. Successivamente si è però assistito ad una lunga fase di difficoltà economica che ha avuto come conseguenza, soprattutto a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, una forte emigrazione che ha pesato considerevolmente sulla consistenza e l’organizzazione sociale della comunità. Da alcuni anni una vivace ripresa dell’iniziativa economica, sostenuta da imprenditori accorti e sensibili ai cambiamenti e agli ammodernamenti dei mercati, la favorevole posizione geografica di vicinanza, e baricentrica, rispetto ai due maggiori centri cittadini di Campobasso e Bojano, una rinnovata vivacità della vita sociale e culturale rivolta soprattutto al recupero e alla valorizzazione del notevole patrimonio archeologico storico ed artistico stanno facendo di Baranello meta ideale sia per brevi soggiorni che per ben più durature scelte di vita.

A cura di Domenico Boccia

Visita Baranello

"…in men di due anni, con ardente attività, si è ricostruito quasi a nuovo l’intero palazzo del Comune con nuova facciata alla foggia de’ palazzi fiorentini del Risorgimento, e vi si è ordinato il museo civico con la speranza che voglia schiudersi per questi luoghi un periodo di novella civiltà’…"
Giuseppe Barone

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